12, 1954

http://lod.ehri-project-test.eu/units/it-002840-ass_app-martelloni an entity of type: Record

12, 1954 
Processo alla banda Martelloni 
Trial against Martelloni gang 
12, 1954 
Processo alla banda Martelloni 
Trial against Martelloni gang 
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Gli atti del processo istituito a carico di Giovanni Martelloni, capo dell’Ufficio Affari Ebraici di Firenze, risultano di grande interesse, poiché conservano le uniche tracce rimaste dell'archivio di tale ufficio, attivo presso la prefettura di Firenze. Allo stato attuale delle ricerche sembrerebbe che «l’Ufficio affari ebraici creato presso la prefettura di Firenze con autorizzazione del capo provincia Manganiello sia stato una particolarità tipicamente fiorentina [… e] si dovrebbe ascrivere a due circostanze […]: la prima è rappresentata dall’esistenza a Firenze di una cospicua comunità ebraica dotata di una rilevante consistenza patrimoniale, sì da costituire di per sé incentivo e obiettivo di mire predatorie; la seconda è costituita dalla presenza di una personalità rilevante come quella di colui che ne fu responsabile, in quanto commissario prefettizio per gli affari ebraici: Giovanni Martelloni: uomo di provata fede fascista, convinto antisemita che si piccava fra l’altro di essere un intellettuale e un teorico dell’antisemitismo e infine abile speculatore, delatore e profittatore senza scrupoli […]» [fonte: Enzo Collotti, Introduzione a “Ebrei in Toscana tra occupazione tedesca e RSI. Persecuzione, depredazione, deportazione (1943-1945)”, 1. Saggi, pp. 10-41: 26]. Istituito nel periodo della Repubblica Sociale Italiana (RSI), «nel dopoguerra l’operato dell’ufficio fu messo sotto accusa e i suoi membri e collaboratori furono sottoposti a un processo», apertosi ai primi di luglio del 1950, «il cui esito assolutorio – proscioglimento di quasi tutti gli imputati dalle accuse di collaborazionismo per intervenuta amnistia o per insufficienza di prove -» dovette suonare come una beffa alle orecchie delle vittime. Tuttavia, da un punto di vista documentario il cosiddetto processo alla “banda Martelloni” è molto importante, perché conserva tutti gli atti raccolti dalla magistratura nella lunga fase istruttoria che aveva preceduto il dibattimento e che era iniziata già alla fine della seconda guerra mondiale. «In questo fondo archivistico sono presenti innanzitutto – e sono la gran parte – le carte specificamente processuali, vale a dire la documentazione prodotta nel corso dell’istruttoria e del processo: elenchi degli imputati, rubricazione dei reati, imputazioni, mandati di cattura e di comparizione, perizie, verbali degli interrogatori e delle testimonianze, certificati medici degli imputati, richieste varie dei loro avvocati, dichiarazioni spontanee, memorie defensionali, requisitoria, sentenza. Ci sono poi le carte che l’indagine processuale ha richiesto e ottenuto da altre istituzioni: questure, prefetture, carceri, altri tribunali. Si tratta prevalentemente di certificati penali, documenti anagrafici, rapporti riservati delle questure. Tra queste si trovano anche le carte che il tribunale ha acquisito d’ufficio: ad esempio, le numerose denunce originariamente affidate a questure, commissariati, stazioni dei carabinieri che hanno costituito le motivazioni per l’avvio del procedimento giudiziario. Infine il fondo Martelloni conserva un corpus documentario, non molto ingente ma particolarmente interessante ai fini della ricerca storica, perché coevo al periodo dell’occupazione tedesca e del governo della RSI a Firenze. Si tratta prevalentemente di documenti che appartenevano all’ufficio stesso, scampati alla distruzione sistematica dell’archivio attuata da Martelloni e dai suoi colleghi prima della loro partenza per il Nord. Sono carte prodotte dallo stesso commissariato prefettizio, e specificamente almeno una parte della corrispondenza che l’Ufficio Affari Ebraici intratteneva con privati ed enti, in particolare minute e/o originali di lettere (inviate o ricevute), comunicazioni della questura ecc., oltre ai registri della corrispondenza dell’ufficio in entrata e in uscita, i cosiddetti Libri protocolli. Inoltre possediamo anche alcuni verbali di riunioni, elenchi di ebrei di varia natura e consistenza (alcuni anche notevoli), rubriche telefoniche, verbali di sequestro di beni ebraici, relazioni dei commissari di vigilanza incaricati dall’Ufficio di gestire le ditte ebraiche requisite, ricevute, documenti bancari, pratiche personali istruite dall’Ufficio. Fra le carte coeve si è conservata inoltre anche una quota, pur se esigua, di documenti della prefettura (ad esempio le circolari), della questura e di altre istituzioni repubblicane, pervenuti all’Ufficio Affari Ebraici nel periodo del suo funzionamento a vario titolo. Sono documenti che rivestono una grande importanza, anche a causa della già menzionata carenza di documentazione fiorentina di questa natura». [fonte: Marta Baiardi, Persecuzioni antiebraiche a Firenze: razzie, arresti, delazioni, in Ebrei in Toscana tra occupazione tedesca e RSI. Persecuzione, depredazione, deportazione (1943-1945), a cura di Enzo Collotti, 1. Saggi, pp. 45-140: 94-95] 
On 21 December 1943 Raffaele Manganiello, the Head of the Province of Florence (in the Repubblica Sociale Italiana), created the Office for Jewish Affairs within the Florence Prefecture and appointed Giovanni Martelloni as its head. This fonds contains the record of the trial of Martelloni and another 67 defendants held in Florence in 1950, at the end of a long investigation which began immediately after the war. The trial documents are of extraordinary importance to a study of how the directives regarding sequestration and confiscation were applied in Florence. They include investigatory material and, of course, statements by victims and defendants, including Martelloni himself. After having left Florence, he would settle with his family at Rovagnate in the Como area, where he was arrested after 25 April 1945. On that occasion (April 30), he would – perhaps to put his position in a better light – claim that in October 1943 he had become a member of the Galluzzo section of the Italian Communist Movement, acting thereafter upon its orders. He would also, falsely, claim that he had been the EGELI commissioner. Given that he was charged with no crime relating to the period he had been in Rovagnate (June 1944-April 1945), he was transferred to the Albate camp which held prisoners who had fought for the RSI. From there he would be freed – due to “an oversight”, the local Police Chief would say – before the arrival of the warrant for his arrest which had been issued in Florence. At that point he disappeared, with many theories and insinuations being advanced to explain his release: during the trial there would even be talk of an intervention by the Allies. Perhaps his ‘escape’ was an accident, the mere result of a bureaucratic mix-up; or perhaps it was due to the fact that many people did not want certain things to come to light. If true, the involvement of the Allies may be explained by the desire to safeguard and regain possession of works of art – a matter which, before the surrender in Italy, American and German representatives in Switzerland had discussed in relation to the granting of immunity to the SS. Whatever the truth, Martelloni was never found again, even if living in Edolo (under false name) and maintaining constant contact with his lawyer, who would forward a defence memo of some sixty pages (no longer among the trial documents). Quite apart from the political aspect of his actions, that document would claim that Martelloni’s financial dealings were above reproach. The trial ran from the first days of July 1950 to August 4. It ended with a recognition that Martelloni and all his main collaborators could not be prosecuted due to the granting of an amnesty. Martelloni was also found not guilty of charges of extorsion and specific cases of theft – either because the crime was unproven or because he did not commit it. As a result, the warrant for his arrest was rescinded. Eight lesser defendants were found guilty of theft and extorsion and sentenced to fines and prison terms of from seven months to four years. However, all the sentence were immediately remitted. [source: L. Lotti, The Seizure of Jewish Property in Florence 1943-1945, pp. 474-481: 474] 

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