Lelio Vittorio Valobra
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Lelio Vittorio Valobra
Lelio Vittorio Valobra nacque a Genova il 2 marzo 1900. Avvocato ed esponente di spicco della comunità ebraica del capoluogo ligure, ottenne dal governo fascista il decreto di discriminazione per meriti militari, il che gli consentì, dopo l'emanazione delle leggi razziali, di non essere radiato dall'albo degli avvocati. Il 13 novembre 1939 venne eletto vice presidente dell'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, sotto la direzione dell'ex prefetto Dante Almansi ed il 1 dicembre dello stesso anno designato presidente della DELASEM - Delegazione Assistenza Emigranti Ebrei, l'organizzazione ebraica nata per assistere gli ebrei stranieri rifugiati in Italia. Non si trattava del primo caso di organizzazione ebraica nata per l'assistenza degli emigranti. Già nel 1921 l'Unione delle università israelitiche italiane fondò a Trieste il Comitato di assistenza per gli emigranti ebrei sotto la direzione di Angelo Sullam con il fine di sostenere e favorire l'emigrazione ebraica dai paesi dell'est verso la Palestina. A partire dagli anni Trenta, analoghi comitati vennero istituiti nella principali città italiane, centri di transito soprattutto per gli ebrei tedeschi che tentavano di sfuggire al regime nazista. Di particolare importanza risultò l'opera del Comitato di assistenza per gli ebrei profughi dalla Germania di Milano, presieduto da Federico Jarach: grazie a questo ente e all'operato di Raffaele Cantoni, vennero stabiliti saldi contatti con le maggiori organizzazioni ebraiche internazionali (Joint, Hicem, Hias) per il reperimento dei fondi per il sostentamento dei profughi e la loro successiva emigrazione. Il 7 settembre 1938 il governo fascista emanò il RDL n. 1381, Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri: per gli ebrei stranieri rifugiatisi in Italia questo significò la revoca di tutte le concessioni di cittadinanza italiana fatte dopo il 1 gennaio 1919 (art. 3) ed il conseguente obbligo a lasciare i territori del Regno, della Libia e dei Possedimenti dell'Egeo entro il 12 marzo 1939. Ma il RDL 1381 non fu che il prodromo delle leggi che introdussero in Italia l'esclusione razziale degli ebrei: il corpus legislativo antiebraico del 15-17 novembre 1938 (RDL 15 novembre 1938, n. 1779 e RDL 17 novembre 1938 n. 1728). In ambito ebraico, il 15 novembre 1938 venne costituito il Comasebit - Comitato di assistenza per gli ebrei in Italia. Il nuovo ente, diretto a Milano da Renzo Luisada e Umberto Nahon e con la forte impronta organizzativa di Raffaele Cantoni, doveva occuparsi non soltanto del sostentamento ed aiuto agli ebrei stranieri rifugiati in Italia, ma anche di assistere e difendere gli appartenenti alle comunità italiane sottoposti alle restrizioni e discriminazioni introdotte del nuovo quadro legislativo. Il Comasebit ebbe tuttavia vita breve ed il 15 agosto 1939, il governo Mussolini ne ordinò lo scioglimento con l'accusa di aver favorito l'arrivo in Italia di profughi ebrei. Il 9 ottobre 1939 Lelio Vittorio Valobra, membro della giunta dell'Unione delle Comunità israelitiche e futuro vice presidente, ricevette l'incarico dall'UCII di riorganizzare l'attività assistenziale del disciolto Comitato, costituendo una delegazione unica sul territorio nazionale con il compito di assistere gli ebrei stranieri che ancora si fossero trovati in Italia e facilitarne l'emigrazione. Valobra venne scelto dal presidente dell'Unione, Dante Almansi, in quanto persona considerata"gradit" al governo fascista, che avrebbe quindi facilmente concesso l'autorizzazione ufficiale ad operare, sgravandosi al contempo del notevole impegno economico derivante dalla gestione dei profughi. Nell'intento di Valobra, la creazione di un'unica organizzazione, ramificata gerarchicamente sul territorio, avrebbe significato una gestione centralizzata dei sussidi, garantendo in questo modo l'uguaglianza di trattamento di tutti gli emigranti e una corretta distribuzione degli aiuti. La sede nazionale della DELASEM venne fissata a Genova sia perché qui risiedeva stabilmente il presidente Valobra sia per la vicinanza geografica della città con la Francia, stato percepito a lungo come luogo d'asilo per antonomasia. Qui Valobra si assunse il compito di tenere i contatti con le autorità italiane e i collaboratori, di consolidare i rapporti con le organizzazioni assistenziali estere, con ambasciate e Consolati stranieri. La mole di lavoro era enorme e Valobra poté contare su una decina di collaboratori tra cui Berl Grosser ed Enrico Luzzato Pardo (segretari), Arturo Leoni e Federico Baquis (tesorieri), Raffaele Noah, Elio Piazza ed Harry Klein (funzionari). Sul territorio operarono invece i rappresentanti delle varie delegazioni che, oltre a mantenere i contatti con la sede centrale di Genova, si occuparono di organizzare la raccolta di fondi, di provvedere all'assistenza degli emigranti fino alla loro partenza e di fornire dati statistici relativi al proprio operato. Laddove non fosse stata operante una delegazione come ufficio separato, era la stessa Comunità a fungere da rappresentanza. Sedi locali della Delasem si trovavano in 21 città italiane tra cui Roma, Firenze, Torino, Trieste e Venezia. La Delegazione poteva contare sul sostegno economico delle principali famiglie abbienti ebraiche e sui finanziamenti di organizzazioni internazionali come l'American Joint Committee, l'HIAS, l'HICEM, la Yewish Agency palestinese, la OSE e la ORT, la Croce Rossa e sull'aiuto di alcuni esponenti della Chiesa cattolica. Le organizzazioni internazionali si servirono, come canale di trasferimento dei fondi, della Svizzera dove operava Saly Mayer, un industriale presidente dell'Unione svizzera degli ebrei e fiduciario dell' American Joint Committee. Con l'entrata in guerra dell'Italia, nel giugno del 1940, il capo della polizia Arturo Bocchino emanò un ordine di arresto ed internamento per gli ebrei stranieri e per gli"elementi indesiderabili imbevuti d'odio contro i regimi totalitar". Da quel momento e fino all'8 settembre 1943, l'attività della Delasem proseguì a ritmo serrato: Valobra insieme ai suoi collaboratori si occupò dell'assistenza economica, religiosa e morale degli ebrei internati in 25 campi di concentramento italiani, lavorando per favorirne la partenza, oltre a garantire sostegno economico e notizie agli ebrei italiani residenti in circa 150 città italiane e dei territori occupati dal regime fascista nella ex Jugoslavia. La distribuzione dei sussidi avveniva per lo più attraverso singoli collaboratori che si recavano segretamente presso gli assistiti, consegnavano le somme ed assumevano informazioni e richieste. L'8 settembre 1943 Valobra si trovava a Roma; al suo rientro a Genova venne convocato in Questura dove fu informato dell'ordine di chiudere la Delasem. Immediatamente provvide a nascondere gli schedari con i nomi dei delegati e degli assistititi quindi prese contatti con Massimo Teglio, con l'arcivescovo di Genova Pietro Boetto ed il suo segretario don Francesco Repetto che accettarono di proseguire l'opera di assistenza a Genova. In quegli stessi giorni il segretario della Delasem, Enrico Luzzatto Pardo, venne arrestato e condotto nelle carceri di Marassi a Genova. La stessa sorte toccò a Raffaele Cantoni che, arrestato a Firenze, riuscì tuttavia rocambolescamente a fuggire raggiungendo successivamente la Svizzera (Bellinzona) il 24 dicembre 1943. Valobra rimase per un breve periodo nascosto nell'entroterra di Chiavari, da dove tentò di seguire le sorti dell'organizzazione, ma ben presto si rese conto di non poter restare in Italia: il 26 novembre 1943 si rifugiò anch'egli con la famiglia in Svizzera. In quello stesso periodo erano espatriati con la medesima destinazione anche Berl Grosser, Eugenio Mortara, Salvatore Donati, Giuseppe Ottolenghi di Milano e Federico Varadi. Quando arrivò a Lugano, Valobra dichiarò alla polizia di essere già stato in Svizzera varie volte e di essere espatriato illegalmente per motivi razziali. Come tutti i profughi, venne immediatamente internato: in un primo tempo la"Casa d'Itali" di Lugano e poi a Bellinzona. La sua condizione mutò ben presto grazie alle pressioni di Saly Mayer e alla garanzia finanziaria prestata dal Verband Schweizerischer Jüdischer Flüchtlingshilfen (l'Unione svizzera dei comitati ebraici di assistenza ai rifugiati) che riconosceva in lui uno degli esponenti di spicco dell'ebraismo italiano. Il 29 dicembre 1943 Valobra ottenne l'ordine di liberazione, passando dallo stretto controllo dell'autorità militare a quello meno stringente dell'Ufficio Stranieri di Zurigo. Gli fu riconosciuta l'autorizzazione ad occuparsi - esclusivamente a titolo onorario - dei problemi dei rifugiati ebrei italiani, ma nonostante la sua posizione di"internato liber" era tuttavia tenuto ogni giorno a firmare la propria presenza presso il registro di polizia e doveva chiedere l'autorizzazione per ogni spostamento al di fuori della propria località di residenza. Lasciata Bellinzona si trasferì nelle vicinanze di Zurigo, presso la pensione Alerna, poi a Berna presso l'Hotel Sohnne, quindi - definitivamente - a Kusnacht presso Zurigo. Appena libero Valobra, insieme a Cantoni, con il quale mantenne un rapporto costante, testimoniato da un cospicuo numero di lettere, riprese alacremente la propria attività a favore degli esuli, costituendo in Svizzera una sezione della Delasem con il compito di: - Provvedere alle necessità economiche e sociali degli ebrei italiani internati o liberi in Svizzera - Organizzare attività culturali e strutture scolastiche per i rifugiati (Campo di Trevano, Liceo ginnasio di Weggis; fondo per gli studenti universitari) in stretta collaborazione con Eugenio Mortara. - Costituire una rete internazionale che permettesse il reperimento dei fondi necessari per garantire la sussistenza dei profughi svizzeri e l'invio di denaro in Italia a favore degli ebrei italiani ancora lì residenti e dei profughi stranieri - Raccogliere e smistare notizie su ebrei deportati o nascosti in Italia e sui sopravvissuti. - Individuare canali e procedure per le future partenze di profughi e rescapés verso la Erez Israel, gli Stati Uniti e l'America Latina. Nel corso del 1944 Valobra riprese i contatti con le rappresentanze svizzere del War Refugee Board (guidata da Roswell McClelland), dell'America Joint Commitee, del World Jewish Congress (diretta da Gerhard Riegner), dell'Agenzia ebraica per la Palestina, del Comité pour l'Aide à la population juive frappée par la guerre (RELICO), dell'OSE (Oeuvre de Secours aux Enfants), dell'ORT, della Croce Rossa Internazionale, e con la Legazione apostolica di Berna (guidata da monsignor Filippo Bernardini). Riuscì a costruire, all'interno del Verband, una sezione con un proprio portafoglio (circa 20.000 franchi svizzeri mensili), dedicata esclusivamente ai profughi italiani, cui segretario venne nominato Emilio Canarutto e a cui collaborarono Giuseppe Ottolenghi, Paolo Malvano di Torino, Maurizio Vitali di Biella e Berl Grosser. Grazie alle proprie relazioni e nonostante le difficoltà a mantenere i contatti con l'Italia, tra il luglio 1944 e l'aprile del 1945 la Delasem Svizzera (che non fu mai organizzazione autonoma, ma dovette operare sempre in collaborazione con il Verband), riuscì a garantire un notevole afflusso di denaro in Italia (per gli ebrei, ma anche - su interessamento diretto di Cantoni - per le organizzazioni della Resistenza), grazie anche al sostegno della Legazione apostolica di Berna ed alla curia di Genova. Attraverso monsignor Bernardini, Valobra potè inviare denaro ed informazioni alle sezioni clandestine della Delasem di Genova (guidata da Massimo Teglio) e a quella di Roma (presso la quale operavano Settimio Sorani e Dante Almansi). Le sue relazioni con alcuni rappresentanti della Croce Rossa Internazionale gli permisero di raccogliere informazioni anche sui campi di concentramento presenti in Italia. Con la fine della guerra e la caduta dei regimi nazi-fascisti, Valobra poté tornare a Genova. Il 10 luglio 1945 ottenne l'autorizzazione a lasciare la Svizzera e, rientrato in Italia, riprese solo in parte l'attività di assistenza ai profughi e ai reduci, focalizzandosi sui problemi di riorganizzazione della Comunità ebraica di Genova. Nel 1947 venne nominato Console d'Israele a Genova e lo rimase fino al 1961, quando la sua carica venne trasformata in quella di console onorario. Morì a Genova nel 1976.
Lelio Vittorio Valobra